Tommaso Tozzi on Fri, 30 May 1997 23:23:25 +0200 (MET DST)


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Re: <nettime> Attack against Decoder -Italy


>Just after my return from Ljubiana it appeared the following text on a
>main italian newspaper. In it we discovered we had been under the control for
>months by the italian computer crimes police and a magistrate, because we
>published (in Decoder issue #8) this comic stripe by the english artist Graham
>Harwood, I think well known here in the list, about the violence on children.
>I have no time at the moment to translate in english the text, but please find
>some italian friend in your area and make public what's happening here.
>It's very heavy, and we need international support.

Un misero, ma preoccupante attacco e' stato fatto, l'ennesimo, nei
confronti della rivista Decoder da parte del quotidiano 'Il Mattino'.

La storia dell'arte, della letteratura, del cinema, dei fumetti, ..., e'
ricchissima di esempi in cui i temi dei comportamenti umani, cosi' come
della natura della mente, sono narrati, presentati con crudo realismo, o
con metafore che superano in crudezza la percezione sensibile, per cogliere
la percezione dell'animo umano nelle sue forme piu' recondite.
Comprendere, interpretare e tradurre tali esempi e' stato il ruolo con cui
la critica ha di epoca in epoca trasformato e reso tali esempi un mezzo
politico per sostenere o combattere battaglie che spesso nulla avevano a
che fare con tali esempi.
Esiste una quantita' di 'mostri', scene sessuali, atti di ferocia e
crudelta' dipinti o narrati nella cultura occidentale classica, cosi' come
in quella moderna e contemporanea, che vanno ben al di la' di cio' che la
'realta'' riesce a mettere in atto.
L'evoluzione della specie umana non e' semplicemente l'evoluzione genetica
e biologica della specie, ma e' contemporaneamente l'evoluzione dei
linguaggi culturali umani e di come essi siano in stretta interdipendenza
con l'evoluzione biologica stessa della specie.
La mente umana, e con essa la cultura, media il mondo per costruirvi uno
schema di riferimento che funga da interfaccia tra l'organismo individuale
e cio' che lo circonda.
E' naturale che la cultura e il reale non corrispondano nell'immagine
sensibile quanto invece nella prassi per cui cultura e reale si mutano
reciprocamente.
E' naturale che l'individuo si esprima con forme e linguaggi che non sono
copia fedele del reale sensibile, quanto schema di traduzione (intesa come
connessione) tra il reale e la mente umana.
E' naturale dunque che esista la metafora, come e' naturale e necessario il
fatto che essa sia 'vissuta' nella prassi: i rituali della comunicazione.
E' naturale che le tecnologie culturali (quale e' il tatuaggio,
l'abbigliamento, ma anche le zone che appartengono, ad esempio, alla
prossemica e alla cinesica, quali gesti e rapporti nello spazio) siano una
deformazione che carica l'esistente per restituire quegli aspetti che gli
stessi linguaggi verbali e iconici non riescono a cogliere.
E' naturale che la mutazione messa in atto dal linguaggio produca
conseguenze di ordine strutturale e biologico nella specie umana. E' una
caratteristica essenziale del meccanismo evolutivo della nostra specie.
Cosi' come e' "purtroppo" divenuto naturale che esista un'autorita' che usa
lo strumento sociale e culturale per disegni politici ed economici.
E' "purtroppo" naturale in un modello culturale che accetta la teoria
evolutiva dove sopravvive "il piu' forte" anziche' colui in grado di
stabilire modelli comunicativi (di ordine morfologico) estesi e flessibili.
E' naturale che in una societa' dominata dal modello gerarchico della
classificazione anziche' della relazione, gli schemi possano essere
facilmente manipolati, reinterpretati e usati per schiacciare il piu'
debole.
La classificazione, oltre a recidere e impoverire il classificato,
oggettivando il sensibile ne permette la manipolazione linguistica. Ne
permette in particolare una sua associazione a un qualcos'altro a sua volta
oggettivato e classificato.
Il linguaggio e' una deriva naturale dell'evoluzione umana, e il suo uso
per fini strumentali rientra nella logica delle cose. Cio' che non e'
assolutamente naturale e' quando tali fini strumentali siano funzionali a
limitare le potenzialita' sociali della collettivita' e altresi' destinati
a garantire forme di controllo che favoriscano lo sviluppo non dell'intera
specie ma di una sua minoranza: quella che prevarica usando la forza.
L'articolo pubblicato sul quotidiano 'Il Mattino', rappresenta benissimo
una strategia di mutazioni del senso, attraverso associazioni semantiche
arbitrarie, che segue le direttive indicate a livello internazionale per
difendere e controllare gli interessi delle multinazionali economiche.
Il problema:
controllare lo sviluppo della rete Internet affinche' venga garantito il
monopolio sui mezzi di distribuzione e diffusione dell'informazione da
parte delle attuali multinazionali.
La ricetta:
creare un abbinamento (pilotato) tra pedofilia e Internet.
Tali indicazioni furono date in una specifica riunione dei G7.
Naturalmente la forma era: tenere sotto controllo e limitare lo sviluppo
della pedofilia in Internet.
La vera natura dell'indicazione era:
 1) enfatizzare o 'costruire' casi di violenza sui minori attraverso la
rete Internet.
 2) abbinare la pedofilia all'autogestione della rete.
 3) usare la pedofilia come alibi per operare repressione contro le zone
della rete internet in cui si pratica o si teorizza una diffusione
dell'informazione che non coinvolge i normali canali economici (e dunque lo
status quo dell'attuale monopolio sull'informazione).

In seguito a tale incontro internazionale, i vari media si sono scatenati
in una vera e propria caccia alle streghe. Pedofili sono stati trovati
ovunque. L'argomento riproponeva una circoscrivibilita' del 'male' e delle
cause del disagio sociale.  In un'intervista televisiva, un'attrice
cinematografica afferma che "il cinema erotico ha un suo diritto di
esistenza", poi, come per far capire che lei rientra tra le persone per
bene, si sente in dovere di aggiungere "ma non quello con la violenza sui
bambini". Due ragazzine scappano di casa; naturalmente sono state rapite da
Internet.
La caccia al pedofilo in Internet e' puntualmente affiancata, guarda caso,
nei varii servizi mediali, da un commento che richiede maggiori misure di
'controllo' sulla rete.
In un clima di moralismo generalizzato, Galimberti pubblica un articolo in
prima pagina sulla Repubblica in cui teorizza che il virtuale, e in
particolare la rete Internet, sono i colpevoli del suicidio di 39
appartenenti a una setta segreta.
L'articolo e' talmente e palesemente senza fondamenti che il giorno dopo lo
stesso quotidiano si sente in dovere di pubblicare un altro articolo con
presupposti opposti. Naturalmente il lettore non sara' attratto dalla
serieta' del secondo articolo, quanto dal sensazionalismo del primo. La
notizia che Internet fa suicidare la gente sara' nelle settimane a seguire
un luogo comune sulla bocca della gente.
L'articolo su 'Il Mattino', si inserisce in modo 'preoccupante' nella
dinamica descritta sopra, in quanto viene abbinato ad un evento di tipo
legislativo, non pramente scandalistico dunque, ed ha in questo modo
realizzato le indicazione dei tre punti esposti sopra:

1)
cito l'articolo:
> "E cosa c'e' di piu' scioccante, di piu' distruttivo che santificare
> la violenza sui bambini?"

Leggetevi il numero di decoder in questione e vi sfido a trovare un punto
in cui nel fumetto viene 'santificata' la violenza sui bambini. Il fumetto
in questione espone in modo apertamente crudo da una parte, e metaforico
dall'altra, la condizione della violenza sui bambini come evidente riflesso
di una condizione sociale. Espone il problema in modo diretto e esplicito,
espone una realta', lasciando alla coscienza del lettore il giudizio. Al
contrario l'articolo su 'Il Mattino' manipola la realta' e assegna a tale
fumetto una volonta' di santificare la violenza sui bambini assolutamente
non presentata dal fumetto stesso.

2)
cito l'articolo:
>"La pedofilia non e'
>solo roba per depravati asociali: viene usata, si passi il concetto, come
>strumento di lotta, testa d'ariete contro le basi della societa'. Scorrere
>le pagine di "Decoder" e' fare quattro passi nel delirio: riassunto della
>"filosofia" dei cyberpunk, ogni regola deve crollare, anzi deve essere fatta
>crollare. E che ognuno faccia quel che vuole nel piu' totale anonimato."

Evidentemente il riassunto della filosofia del cyberpunk non e' ragionato
su una lettura approfondita delle centinaia di migliaia di pagine di libri,
atti di convegni, etc., prodotti e richiesti oltre che negli ambiti
underground anche nelle Universita', nei salotti culturali, nei musei,
nelle istituzioni, etc., ma nello stereotipo che si vuole creare di tale
modello culturale.
In tale stereotipo il modello della comunicazione orizzontale, che da
sempre il gruppo di Decoder sostiene, diviene un 'vuoto di regole'. Le
regole della comunicazione orizzontale che puntualmente emergono come
risultato di un modello di relazioni in continuo divenire e che
garantiscono l'esistenza della differenza e della differenzazione, sono
arbitrariamente reinterpretate e manipolate nell'articolo del Mattino.  E
tale visione, presentata come 'assenza di regole' viene arbitrariamente
associata alla 'pedofilia'; diventano qualcosa che vanno di pari passo.
Dunque sono pedofili gli anarchici e tutti coloro che per proteggere la
propria privacy preferiscono usare l'anonimato.

3)
cito l'articolo:
>La legge che sta per essere approvata
>dalle Camere prevede pene durissime per chi produce tout court materiale
>pornografico che raffigura minori. Anche la pedofilia virtuale, dunque,
>potrebbe essere punita, in quanto disvalore ed "apologia" di reato.

La quadratura del cerchio:
- L'articolo su Decoder santifica la violenza sui minori
- dunque Decoder e' un covo di pedofili
- dunque la loro filosofia e tutti i 'cyberpunk' sono pedofili
- dunque se si vuole punire i pedofili si deve punire il 'cyberpunk'

La razza cui appartengono coloro che mettono in atto tali strategie
mistificanti appartiene purtroppo alla specie umana.
Ma se nella loro visione evolutiva si sentono di essere, attraverso l'uso
di strategie e strumenti prevaricotori, la razza 'forte' che sopravvivera'
alle mutazioni evolutive, non si rendono conto che esiste un'evoluzione
della specie che muta ed evolve nello scambio sociale, collettivo, nella
diffusione dei saperi, che usa le tecnologie culturali per potenziare la
tecnologia stessa, anziche' relegarla a mero strumento di profitto, e con
essa la coscienza individuale e collettiva.
La loro e' una razza che vive con la coscienza sporca, e per fortuna non ha
gli strumenti necessari per 'comunicarcela'.

Tommaso Tozzi

Tommaso Tozzi
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